Le isole più belle del mondo
Le isole Lofoten sono un arcipelago di numerose isole a nord del circolo polare artico, caratterizzate da monti dalle forme bizzarre i cui fianchi cadono a picco nell'oceano, abitate prevalentemente dai pescatori che vivono in pittoreschi ed accoglienti villaggi.
Sua maestà lo stoccafisso
Un filo spesso lega l’Italia alle isole Lofoten. Una sorta di capitale dello stoccafisso, il merluzzo artico essiccato. Lo skrei – così si chiama in lingua norvegese – viene venduto infatti prevalentemente in Italia.
Lo stoccafisso, da non confondere col baccalà perché laddove il primo è merluzzo essiccato, l’altro è salato. Cibo popolare che la creatività italiana ha nobilitato, il pesce lungo tutto lo stivale ha trovato mille e una maniera per farne un piatto da re. .
I legami fra lo Stivale e le Lofoten affondano nella notte dei tempi, e si legano innanzitutto alla figura del mercante veneziano Pietro Querini che nel 1432 vi sarebbe giunto spinto da una tempesta. Il navigatore veneto diffuse poi nel continente notizie sulla fauna e sulla flora di quest’area, oltre che sulla pratica locale dell’essiccazione del merluzzo che avrebbe poi avuto grande fortuna in Italia.
Nel mar di Norvegia è nel mese di febbraio che folti banchi di merluzzi cominciano a filare spediti un paio di metri sopra ai fondali marini. Un volta pescati i pesci vengono puliti e appesi su rastrelliere in legno. Lì il tempo e il clima cominciano a fare il loro lavoro, il merluzzo perde lentamente i suoi succhi e prima che l’estate porti gli insetti e le relative larve, siamo ormai tra maggio e giugno, l’operazione di essiccatura si completa. A questo punto interviene l’uomo, ma solo per separare le varie tipologie di skrei in una ventina di qualità differenti e spedire la merce nei quattro angoli del pianeta. E come capita per tutte le produzioni tipiche, ad ogni latitutide, lo stoccafisso delle Lofoten resta ineguagliato, malgrado i “numerosi tentativi d’imitazione”, non ultimi quelli messi in atto dagli islandesi. Questione di microclima. La temperatura delle isole norvegesi risente infatti della corrente del Golfo e la temperatura, anche se le isole si estendono oltre la demarcazione del circolo polare artico, non scende mai, mediamente, sotto i sette gradi sotto lo zero. .
Lo stoccafisso, da non confondere col baccalà perché laddove il primo è merluzzo essiccato, l’altro è salato. Cibo popolare che la creatività italiana ha nobilitato, il pesce lungo tutto lo stivale ha trovato mille e una maniera per farne un piatto da re. .
I legami fra lo Stivale e le Lofoten affondano nella notte dei tempi, e si legano innanzitutto alla figura del mercante veneziano Pietro Querini che nel 1432 vi sarebbe giunto spinto da una tempesta. Il navigatore veneto diffuse poi nel continente notizie sulla fauna e sulla flora di quest’area, oltre che sulla pratica locale dell’essiccazione del merluzzo che avrebbe poi avuto grande fortuna in Italia.
Nel mar di Norvegia è nel mese di febbraio che folti banchi di merluzzi cominciano a filare spediti un paio di metri sopra ai fondali marini. Un volta pescati i pesci vengono puliti e appesi su rastrelliere in legno. Lì il tempo e il clima cominciano a fare il loro lavoro, il merluzzo perde lentamente i suoi succhi e prima che l’estate porti gli insetti e le relative larve, siamo ormai tra maggio e giugno, l’operazione di essiccatura si completa. A questo punto interviene l’uomo, ma solo per separare le varie tipologie di skrei in una ventina di qualità differenti e spedire la merce nei quattro angoli del pianeta. E come capita per tutte le produzioni tipiche, ad ogni latitutide, lo stoccafisso delle Lofoten resta ineguagliato, malgrado i “numerosi tentativi d’imitazione”, non ultimi quelli messi in atto dagli islandesi. Questione di microclima. La temperatura delle isole norvegesi risente infatti della corrente del Golfo e la temperatura, anche se le isole si estendono oltre la demarcazione del circolo polare artico, non scende mai, mediamente, sotto i sette gradi sotto lo zero. .